Ho letto che | EP. 26 - Dewey defeats Truman
La storia di quella volta che il Chicago Daily Tribune scrisse in prima pagina che Truman aveva perso le elezioni. E invece le aveva vinte.
Ciao,
io sono Giuseppe Bravo e questo è il ventiseiesimo episodio di “Ho letto che”.
Il primo episodio uscì poco più di un anno fa e se devo dirvi una sola cosa che ho capito da questo anno di newsletter è che richiede molta fatica cercare, documentarsi, leggerne, fare degli schemi, scriverne, tutto questo nei ritagli di tempo. Eppure ogni volta che leggo una storia incredibile non riesco a frenarmi dal cercare, documentarmi, leggerne, fare gli schemi e scriverne.
Quindi eccoci qui, buon compleanno a questa newsletter e grazie a chi gli dedica una parte del proprio tempo leggendola e parlandone.
Grazie a Marco che aiuta la mia sintassi e mi impone una ferrea dieta di virgole e a Gerardo che, da quando esiste il podcast, gli dedica un po’ della sua immaginazione.
Siccome domani, 5 Novembre, sarà l’ultimo giorno per votare negli Stati Uniti e poi inizierà il countdown per scoprire il prossimo o la prossima (e prima!) presidente degli Stati Uniti d’America, provo a raccontarvi quella che viene definita una delle elezioni americane più clamorose di sempre.
Cominciamo.
“Dewey e Warren hanno raggiunto un’ampia vittoria nelle elezioni presidenziali di ieri.
I primi risultati hanno mostrato i Repubblicani davanti a Truman e Barkley negli stati del nord e dell’ovest.
Herbert Brownell, capo della campagna di Dewey, ha riferito che l’elezione finirà con due terzi degli stati che voteranno i Repubblicani.
Brownell ha dato come certi l’Illinois, Ohio, Indiana, Connecticut, Delaware, Maine, Maryland, New Hampshire, Vermont e Sud Dakota.
Quattro anni fa i Repubblicani avevano vinto solo in 5 di questi stati.
Dice Brownell “In questo momento i seggi sono chiusi in 12 dei 48 stati che corrispondono ad un totale di 120 grandi elettori.”
“Sulla base dei report ricevuti dai capi delle organizzazioni lungo il Paese, sono abbastanza fiducioso da poter dire che Dewey-Warren hanno già portato a casa 10 di questi 12 stati, ossia 101 dei 120 grandi elettori.”
“Negli altri due stati, Kentucky e West Virginia i risultati non sono ancora ufficiali, ma sembrano andare nella direzione di Dewey-Warren.”
La vittoria repubblicana porta a conclusione i 16 anni del New Deal, cominciato nel periodo della Grande Depressione, introdotto come un’economia collettivista, che ha portato a quattro mandati di un Presidente, cominciato una disastrosa guerra e lasciato alla nazione un debito di 250 miliardi oltre ad un’eredità dei morti causati dalla politica estera.”
Apre con questo articolo di Arthur Henning il Chicago Daily Tribune la mattina del 3 Novembre 1948, il giorno dopo le elezioni.
Il titolo grande in prima pagina era “Dewey sconfigge Truman”.
Solo che in realtà aveva vinto Truman.
Sapete che giorno era il 2 Novembre 1948? Un martedì.
E il 5 Novembre 2024? Un altro martedì.
Cosa hanno in comune queste due date - oltre al fatto che sì, sono entrambe un martedì ? Sono due date in cui si sono tenute o si stanno per tenere le elezioni americane.
In Italia si vota il sabato e la domenica, ma per gli americani l’Election Day è il martedì.
La motivazione risale al fatto che nel 1845 le persone dovevano fare lunghi viaggi per recarsi in carrozza al seggio elettorale e soprattutto erano molto religiose.
Infatti la domenica non si poteva votare: era il giorno del riposo e delle funzioni religiose. Di conseguenza nemmeno il lunedì, perchè per gran parte degli americani avrebbe significato mettersi in viaggio la domenica.
Il mercoledì nemmeno, perchè era il giorno dei mercati e gli americani in quel periodo erano molto dediti all’agricoltura. E quindi - come sopra - nemmeno il giovedì, perchè avrebbe significato mettersi in viaggio il mercoledì.
Insomma alla fine si optò per il martedì, il martedì dopo il primo lunedì di novembre per evitare che quel martedì potesse essere il 1 Novembre, la festa dei Santi e quindi riposo.
Martedì, 2 Novembre 1948 si vota per eleggere il presidente degli Stati Uniti. I due schieramenti maggiori sono sempre gli stessi: Democratici da una parte e Repubblicani dall’altra.
Il sistema elettorale, quello di sempre: ad ogni stato viene assegnato un numero di grandi elettori, in base alla popolazione, a chi vince in quello stato vengono assegnati i grandi elettori in palio, vince chi arriva alla maggioranza, ossia 266 - nel 2024 vince chi arriva 270.
Il presidente uscente, Harry Truman, quello della bomba atomica, per capirci, subentrato nel 1945 dopo la morte di Roosevelt, di cui era vicepresidente, ha intenzione di ricandidarsi, ma il un pezzo del Partito Democratico non è d’accordo.
Gli Stati del Sud sono contrari alle battaglie di Truman in favore dei diritti civili. Il presidente infatti si oppone alla Taft-Harley Law, una legge che diminuisce il potere dei sindacati dei lavoratori neri.
Il Partito Democratico infatti non è sempre stato a favore delle persone nere, come si potrebbe dare per scontato. Nel 1948 una frangia, quella sudista, si porta delle scorie dello schiavismo e la segregazione razziale è ancora legale negli Stati Uniti - diventerà illegale solo vent’anni più tardi, nel 1965, ne avevamo parlato qui.
I politici rappresentanti gli Stati del Sud decidono di candidarsi con un loro partito alle elezioni di quell’anno e fondano il Dixiecrat, una crasi tra “Dixie”, Dixieland era il modo in cui vengono soprannominati gli Stati del Sud e “Democrats”.
Ma non è l’unica scissione: c’è anche un altro gruppo di Democratici che è contrario alla Guerra Fredda, non appoggia Truman e fonda il Progressive Party.
L’immagine che ne emerge è di un partito profondamente spaccato al suo interno e la cosa inevitabilmente provocherà la dispersione di un sacco di voti.
Dall’altro lato invece ci sono i Repubblicani che candidano il governatore dello stato di New York, Thomas Dewey, avvocato molto conosciuto soprattutto quando era procuratore della città di New York per la lotta alla mafia, facendo arrestare diversi boss tra cui “Lucky” Luciano e già candidato del partito nelle elezioni del 1944 contro Franklin D. Roosevelt, da cui uscì sconfitto.
Dewey fa parte della corrente liberale del partito e ha diverse cose in comune con Truman: anche lui è a favore della Guerra Fredda, anche lui a favore delle riforme sociali conosciute come New Deal.
Vista la spaccatura del Partito Democratico, i Repubblicani vengono dati in largo vantaggio e questo porta i dirigenti di partito e i direttori della campagna di Dewey a decidere che l’unica cosa da fare è proprio non fare nulla, tipo opossum, per evitare di incappare in possibili passi falsi.
Dewey fa una campagna elettorale anonima, senza un programma elettorale e soprattutto senza attaccare mai Truman, che invece fa esattamente il contrario.
Truman non ha niente da perdere, tutti lo considerano sconfitto e quindi arriva ad attaccare Dewey durante i suoi comizi chiamandolo per nome, dando ai Repubblicani dei “privilegiati” e basando il suo programma elettorale su quattro categorie: i lavoratori, gli agricoltori, i neri e i consumatori.
In più si serve di un linguaggio molto forte, molto crudo, fatto soprattutto di metafore: agli agricoltori dice che i Repubblicani “hanno già messo la forca nella schiena degli agricoltori”, al resto delle persone invece che - sempre i Repubblicani - “stanno inchiodando i consumatori con i chiodi dell’avidità”.
Il treno su cui viaggia Truman durante la campagna elettorale ha nella parte posteriore un pulpito, in modo che potesse fermarsi anche nelle cittadine più piccole e tenere dei brevi comizi per le persone locali, direttamente dal treno e poi ripartire.
Lo fece anche Joe Biden nel 2020.
Per sfottere Truman il repubblicano Robert Taft, quello della legge contro i sindacati dei lavoratori neri, rinominò queste fermate, “whistlestops”, letteralmente “fermata a chiamata”, in riferimento alla pratica che usavano i treni di fermarsi nelle stazioni solo se il capostazione faceva un segnale perchè delle persone aspettavano dei pacchi o della posta.
In realtà Truman si stava avvicinando a quella parte di americani che Dewey non stava tenendo in considerazione.
Eppure, nonostante il Partito Democratico sia contento della campagna che sta facendo Truman e sebbene abbia recuperato qualche punto nei sondaggi, questi continuano a darlo per sconfitto. Persino la moglie, Bess, pensa che suo marito non riuscirà a vincere quelle elezioni.
Il 13 Ottobre, mentre Truman si trova sul treno per andare a fare un comizio in Minnesota, dice al suo assistente, George Elsey, di prendere carta e penna e scrivere ciò che gli dirà.
Fa dei calcoli a mente e poi gli comunica che le elezioni finiranno con 340 grandi elettori per lui, 108 per Dewey e i Repubblicani, 42 per i Dixiecrat e 37 in dubbio.
“Mi diedero del folle. E quello che avevo predetto si avverò.”
Un altro grande pezzo della campagna elettorale dei due partiti passa anche dai cinema che decidono di trasmettere dei cortometraggi in cui si racconta la storia, i traguardi e le ambizioni dei due candidati.
E anche qui gli americani notano una sostanziale differenza: il documentario di Dewey, “Thomas Dewey Story”, ha un budget altissimo per l’epoca e passa dalle immagini del governatore che firma dei fogli ad immagini di lui da bambino, riprese della casa, come se fosse un film.
Dall’altro lato invece il budget di Truman per quella campagna elettorale, malgrado sia il presidente in carica, è molto più basso e si serve principalmente di immagini prese da telegiornali, seppur suggestive.
La percezione che ne hanno gli spettatori, che di lì a qualche settimana diventeranno elettori, soprattutto coloro che vivono lontano dai centri abitati, è che Dewey non li rappresenti. Tutte quelle immagini finte sono la rappresentazione di una campagna elettorale distaccata, distante, che non arriva ai cittadini, i quali invece vogliono qualcuno che parli come loro e che parli “alla loro pancia”, qualcuno che non giri delle immagini finte per uno spot elettorale, ma che le prenda dalla realtà.
Anche la sfida dei cortometraggi elettorali al cinema viene vinta da Truman, che continua a guadagnare punti nei sondaggi, ma che non viene mai considerato un possibile vincitore.
Da un vantaggio di 17 punti, Dewey ora, secondo i sondaggi, si trova solo a +5.
Ma i sondaggi in quel periodo storico si basano su una teoria che gli americani ancora non avevano capito essere poco affidabile, la Farley’s Law.
James Farley era stato il direttore della campagna elettorale per Franklin Roosevelt e riteneva che gli elettori decidessero chi votare durante le convention, ossia una settimana durante l’estate, in cui i partiti ufficializzano la candidatura del candidato presidente e vicepresidente. Tutto quello che avviene dopo, dice Farley, sono solamente piccoli movimenti di voti.
Negli ultimi giorni prima del voto, a Dewey vengono dei dubbi che la sua vittoria non sia più così solida e chiede al partito se non sia il caso, almeno per quei pochi giorni di campagna che restano, di alzare un po’ la voce e attaccare Truman. Il Partito Repubblicano risponde che era ancora in vantaggio e quindi significava che quella tecnica stava funzionando: si resta così.
Anche i media si fidano dei sondaggi, della Farley’s Law e della solidità del vantaggio repubblicano.
Il magazine Life nell’ultima edizione prima delle elezioni pubblica in copertina un’immagine di Dewey con la moglie e intitola “Il nostro prossimo presidente sul traghetto a San Francisco Bay”, Newsweek invece fa un sondaggio tra 50 esperti e tutti e 50 danno Dewey vincitore. Nelle scommesse la vittoria di Truman è pagata 15:1, quindici volte l’importo scommesso.
Diversi opinionisti cominciano a scrivere i pezzi che andranno nel giornale della mattina dopo le elezioni, fanno considerazioni su chi saranno i membri dell’amministrazione Dewey, il giornale inglese The Guardian pubblica un articolo intitolato “Harry S. Truman: l’analisi di un fallimento”.
Nel caso dei quotidiani questo accade perchè i tempi di stampa sono molto lunghi - tutt’ora le notizie della notte non finiscono sui quotidiani di carta perchè devono essere mandati in stampa intorno alla mezzanotte per poter essere nelle edicole la mattina successiva.
In quel periodo inoltre molti dipendenti delle stamperie sono in sciopero proprio contro la Taft-Harley Law, la legge contro i sindacati dei lavoratori neri di cui sopra, e quindi il personale è ridotto e chi resta cerca di fare tutto, anche le cose su cui ha meno esperienza.
Il metodo di stampa consiste nell’impaginazione di titolo e articoli di giornale battuti a macchina su un piano che poi viene fotografato e la fotografia diventa la pagina di giornale.
Anche nella redazione del Chicago Daily Tribune la mattina del 2 Novembre, quella in cui si vota, stanno preparando già la versione del 3 mattina. Il Tribune è un giornale per tradizione repubblicano, Truman non gli è mai stato simpatico, lo avevano definito qualche mese prima uno “stupido” e di conseguenza anche Truman non ricambiava la simpatia.
Quando arriva il momento di mandare in stampa, il caporedattore del Chicago Tribune, Maloney, chiama il corrispondente da Washington del giornale, Arthur Henning.
“Dewey”, dice Henning. Maloney si fida, titola “DEWEY SCONFIGGE TRUMAN”, inserisce il pezzo di Arthur Henning da Washington e manda in stampa.
La notte dello scrutinio dei voti, Dewey la passa con la famiglia al Roosevelt Hotel di New York, mentre Truman inizialmente a casa sua nella città di Indipendence in Missouri, in cui era tornato per votare, e poi invece scappa di nascosto dai fotografi in un hotel di Excelsior Springs, una cittadina lì vicino. Se perdi le elezioni, l’ultima cosa che vuoi sono dei fotografi tutti intorno a te.
Dewey passa la notte sveglio, davanti alla radio, aspettando gli aggiornamenti sui vari stati. Truman invece dopo aver cenato si mette a dormire e punta la sveglia a mezzanotte per sentire gli aggiornamenti.
A mezzanotte il canale di news, NBC, dice che Truman è avanti con il voto popolare, ma questo non significa nulla. Vince chi arriva a 266 grandi elettori, non chi prende più voti in assoluto.
Il cronista della NBC, Hans von Kaltenborn, continua a ripetere che Dewey prima o poi recupererà, Truman non può vincere.
Alle 4 del mattino viene svegliato dagli agenti del Secret Service, l’agenzia che si occupa della scorta di politici americani - e no, non c’entra niente con i servizi segreti - riaccende la radio e stavolta è in vantaggio anche nella conta dei grandi elettori.
Kalterborn - racconta nel video qui sotto Truman - anche in quel momento assicura agli ascoltatori che vincerà Dewey.
Forse quella previsione di vittoria che Truman aveva fatto scrivere sul foglio al suo assistente così assurda non è. Chiede agli agenti del Secret Service quindi di portarlo a Kansas City - che non si trova in Kansas, ma sempre in Missouri - dove c’è la sede del comitato elettorale dei Democratici.
Alle 10:30 del 3 Novembre Dewey si rende conto di aver perso e alle 11:14 ammette la sconfitta inviando un telegramma a Truman.
Ha vinto Truman con 303 grandi elettori - qualcuno in meno rispetto alla sua previsione in treno - e con una campagna elettorale che in pochi mesi ha completamente cambiato il pensiero dei cittadini americani, soprattutto quelli dell’America più rurale.
Uno studio dell’Università del Michigan fatto alcuni anni dopo ha rivelato che più di 3 milioni di persone hanno deciso di votare il candidato democratico nelle ultime due settimane di campagna elettorale.
Due giorni dopo, Truman prende il treno presidenziale, il Ferdinando Magellano, dal Missouri per tornare a Washington, pronto per cominciare la sua prima esperienza da presidente eletto.
Quando il treno si ferma nella città di St. Louis, dove si trovano diversi giornalisti e fotografi, qualcuno passa a Truman un giornale: il Chicago Daily Tribune, “Dewey sconfigge Truman”.
Truman lo prende, lo mostra ai fotografi e ride.
Alla prossima,
Giuseppe